mercoledì 29 aprile 2015

Troikaiser





Se gli Alleati avessero avuto nei confronti dei tedeschi la stessa pietà che loro oggi rivolgono ai greci, la Germania, oggi, sarebbe una pura espressione geografica. Ciononostante, per irriconoscenza o pura follia (o entrambe le cose), la Germany way of life è in buona sostanza esigere dagli altri ciò che non si è preteso da se stessi. Se la IIa guerra mondiale è stata causata da una pessima gestione della fine della Ia, non si può proprio affermare che a Berlino abbiano fatto tesoro di questo insegnamento e si voglia evitare di ricreare quella situazione di povertà e disagio sociale dal quale sono sorti i fascismi. Il Segretario di Stato degli Usa al termine dell'ultima guerra mondiale, George Marshall, all'epoca affermò che l'Europa avrebbe avuto bisogno per 3-4 anni (divennero poi 6) di ingenti aiuti da parte americana. Senza di essi, la gran parte del vecchio continente avrebbe conosciuto un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali. Il piano che prese il suo nome prendeva forma da questo concetto. L'unione Sovietica (pur invitata al tavolo delle trattative) se ne tirò subito fuori e con essa tutto il blocco orientale che egemonizzava. Gli USA continuarono per la strada intrapresa e cercarono di spingere gli Stati europei ad utilizzare gli aiuti forniti loro non per fronteggiare le contingenze del momento, quanto per avviare un processo di trasformazione strutturale delle proprie economie. Se l'Europa è una Istituzione paladina della democrazia di questa cosa, di questo insegnamento storico non può non tenere conto. Altrimenti, dobbiamo pensare che questo organo elettivo abbia priorità e politiche che divergono dal concetto di sovranità popolare o che le democrazie nazionali siano arrivate a questo evento del tutto impreparate l'Unione sia destinata, perciò, al più misero dei fallimenti. Questo evento, però, porterà con sé anche le Istituzioni Nazionali, paradossalmente, perché l'Europa era nata proprio per difendere queste ultime ed invece rischia di diventarne l'affossatore, il becchino. 

lunedì 13 aprile 2015

Attenti al Lupo






La favola più raccontata nel Belpaese, da quando è incominciata la Crisi, è che le cose vanno bene perché i ristoranti sono pieni. La verità, lo sappiamo tutti, è un'altra. Il numero delle imprese che si occupano di ristorazione è calato considerevolmente per cessazione di attività. Il menù medio di un'azienda prevede che quello che 8 anni fa era prezzato a 40 euro oggi si “vende” solamente a 10. Tuttavia, si può pranzare e cenare con un pasto completo a 4,5 euro in una serie sempre più ampia di ristoranti. La spesa pro capite che i clienti “si permettono” di aggiungere al menù è praticamente risibile. Sono state ridotte le spese per l'acquisto della materia prima (diciamocelo pure che i formaggi italiani con latte proveniente dalla Lituania sono un'altra cosa) e il costo del lavoro dei cuochi e del servizio ai tavoli è stato ridotto. Questo è, dunque, il Bengodi tanto decantato dai nostri pifferai magici? Questa è la ripresa che sta arrivando ed è segnalata da Istat e Ministeri vari? Credo che occorra essere seri e onesti con tutti i cittadini italiani. Il messaggio che la massa sta dando alla politica è chiaro: “smettetela di prenderci i soldi e per i fondelli”. Non bastano più gli annunci e le dichiarazioni roboanti sui mezzi di informazione, sempre più proni verso le autorità del momento anziché al servizio e all'utenza. Lo Stato è diventato (lo scriveva Lenin) l'organizzazione della violenza atta a reprimere una certa classe: quella dei poveri e dei lavoratori. Basta favole o la prossima la racconteranno i cittadini e sarà quella del “Lupo cattivo”.
Pier Giorgio Tomatis

giovedì 2 aprile 2015

Finché morte non ci separi (ISIS vs Legge Fornero)





Voglio scrivere una frase molto forte e pregna di significati e me ne assumo la piena responsabilità: ci preoccupiamo dell'ISIS ma in Italia ha fatto più morti la Legge Fornero che i jihaidisti. Se posso sembrare irriverente e di cattivo gusto devo ricordare che l'ex Presidente del Consiglio Mario Monti seppe fare peggio di me sostenendo, in breve, che dovevamo ritenerci fortunati e lungimiranti perché con quel Governo (e la Crisi) avevamo avuto nello stesso periodo storico meno suicidi della Grecia. Non è il pessimo esecutivo del senatore a vita e nemmeno la setta dei tagliatori di teste il vero argomento di questo articolo. In realtà, voglio porre all'attenzione del lettore il fatto che la paura di ciò che è diverso suscita in ognuno di noi un terrore simile a quello della morte. Altrimenti, non si potrebbe razionalmente spiegare come ci si possa spaventare per un'invasione che non c'è e si assista inermi e senza reagire a questa silenziosa strage degli innocenti. Perché non è la testa che rotola a toglierci il sonno ma un impulso atavico che è radicato nel nostro DNA e nella Storia (e nella Geografia) dei luoghi in cui viviamo. E' un deja vu. I nostri avi hanno già vissuto un'esperienza simile e ne hanno conservato per noi il ricordo. Lo portiamo dentro le nostre cellule. L'altra crisi non ha colpito il nostro immaginario allo stesso modo. Anche un secolo fa ci sono state delle morti ma se è stata frutto di una (nefanda) scelta, forse, ci spaventa di meno perché ci illudiamo che essere preparati all'estremo sacrificio sia meno doloroso. L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa”, questa frase è stata pronunciata da Franklin Delano Roosevelt durante il suo discorso inaugurale il 4 marzo 1933, riferendosi alla Grande Depressione. Credo dovremmo imparare bene il profondo significato di questa massima pronunciata da una persona che ha cambiato il corso della Storia senza riuscire a cambiare quello della sua vita, condannata dalla poliomielite. 
Pier Giorgio Tomatis