venerdì 6 marzo 2015

“MADE IN ITALY” IS THE NEW BLACK






Lo so. Non tutti coglieranno la parafrasi contenuta nel titolo di questo articolo perché non conoscono la serie televisiva statunitense “Orange is the new black” dove per Orange si intende il colore della tuta (divisa? Uniforme?) dei novizi carcerati. E' opinione palese o strisciante che costoro (maschi o femmine, anche se la serie racconta le vicende di una donna ex-lesbica detenuta nell'ala femminile del carcere) siano gli ultimi tra gli ultimi. L'ironia del titolo gioca sul fatto che esiste un colore che da meno diritti del black (cioè il nero, inteso come pigmento dell'epidermide). Ebbene, nell'ottobre del 2013 la Commissione Mercato Interno del Parlamento europeo ha votato positivamente sulle proposte legislative in materia di sicurezza dei prodotti formulate dall'Italia e che potremmo racchiudere molto semplicemente nell'istituzione e nella tutela del marchio Made in Italy. Il nodo cruciale era “la disposizione relativa all'indicazione d'origine dei prodotti, che rafforza la tutela della consapevole scelta dei cittadini europei. La piena informazione dei consumatori rappresenta un elemento essenziale in un mercato aperto alla concorrenza come quello dell'Unione Europea e può definirsi un pilastro della cosiddetta democrazia economica. Alle imprese italiane, la possibile futura normativa UE offre uno stimolante terreno di sfida industriale e commerciale, consentendo di dare una corretta visibilità alla provenienza dei loro prodotti" dichiarava il Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi. Dopo poco più di un anno, è arrivata la doccia fredda. Il 14 Dicembre 2014, il regolamento europeo 1169/11 ha abolito l’obbligo di inserimento dello stabilimento di provenienza o confezionamento della merce nelle etichette dei prodotti alimentari. L’Europa ritiene più importante il TTIP (il Trattato di libero scambio tra Usa ed Ue) e non una norma che, parlandoci chiaro, salverebbe una sola economia infastidendo tutte le altre. Oggi (ma è solo uno dei casi all'ordine del giorno) è possibile trovare la mozzarella di bufala di marchi italiani nelle nostre pizze fatta con latte proveniente dalla Lituania (costa la metà ma ha anche la metà dei controlli sanitari ed è perciò di qualità inferiore). Il Governo italiano si è concentrato su altre priorità (l'articolo 18) mandando al diavolo una (forse l'unica) eccellenza che ancora ci era rimasta, il Made in Italy e di conseguenza il consumatore europeo (e anche e soprattutto italiano). Se questi sono gli sforzi che l'esecutivo fa per risollevare le nostre industrie sono sempre più convinto che dobbiamo uscire dall'Europa. Meglio soli che male accompagnati.

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